MISTERI NASCOSTI

UFO-AREA 51-CERCHI DI GRANO-EGIZI-SPARIZIONI
FANTASMI-ESORCISMO-AI CONFINI DEL MONDO

giovedì 19 novembre 2009

UFO AREA 51







Nell’immensa distesa di sabbia del Nevada, intorno a Groom Lake, esiste una particolare zona desertica denominata "Dreamland" (La terra del sogno).

Se osservate delle carte o delle mappe geografiche il territorio risulterà completamente desertica, ma è qui che il pentagono tiene nascosta la più importante base militare del paese: l’ Area 51, una zona che si estende per circa 26000 Km quadrati nel deserto del Nevada.
La base militare ospita le installazioni per i test nucleari e un’ampia zona di collaudo per gli aerei.
Nel cuore di Area51, c'è l'installazione di Groom Lake, la cui attività è segretissima,e ancor più segreta, 16 KM a sud del complesso si estende la zona denominata S4, dove verrebbero studiati gli alieni e la loro attività sulla Terra.
Gli Hangar sono stati costruiti scavando nelle montagne per la protezione che le stesse assicurano. I collaudi dei dischi volanti verrebbero effettuati in una zona più a nord, dove infatti gli avvistamenti UFO sono molti frequenti.
L'ingresso principale verso Area 51 è segnato da una strada sterrata che si stacca dalla statale 375, all'altezza di una grande cassetta per la posta di colore nero. La catena delle Groom Mountains, che corre parallela alla statale 375, come già accennato, impedisce la visione dell'Area 51. Nel 1984 l'USAF sequestrò illegalmente 89.600 acri di suolo pubblico compresi nella catena montuosa, proprio per limitare l'osservazione. L'illegalità del sequestro fu accertata, ma infine, il Congresso votò per approvare l'azione dei militari.
Fino al 1951 la base fu un avamposto della Marina Militare, poi i servizi segreti, la trasformarono in una base sperimentale per effettuare i test sugli aerei spia U2. Negli anni 1960 vi furono sperimentati gli sr-17 e di lì a poco, iniziarono i test denominati "Black projects".
In questi anni partì anche il progetto “Red Lights”, che sperimentò il volo di alcuni dischi alieni, ma dopo un incidente fu interrotto. L’attività della base fu totalmente oscurata nel 1972 per 18 mesi. A sud di Groom lake si trova il Papoos Lake un lago salato dove è sita l'area S4, l'installazione in cui ha lavorato Bob Lazar, il testimone che portò la verità fuori da Area 51!
Avvistamenti UFO


In tutto il mondo vengono avvistati ogni anno migliaia di UFO, e le immagini a disposizioni di studiosi e ricercatori del fenomeno, sono davvero moltissime.
Spesso è difficile distinguere un'immagine autentica da un falso. I primi fotomontaggi, frutto di mitomani risalgono a molti decenni fa e venivano realizzati attaccando dei pezzi di carta al vetro. Dopo scattando una foto si otteneva il paesaggio con un bell'oggetto sfocato che diventava un UFO. Ultimamente le tecniche artigianali hanno ceduto il passo a sistemi sempre più precisi, per cui è diventato davvero difficile capire quando si è in presenza di un'immagine autentica e quando invece, si tratta solo di un prodotto artificiale realizzato da qualche bontempone.
Di seguito vi proponiamo una photogallery di avvistamenti, più o meno famosi che ritraggono i tanto sospirati UFO.


Il caso Roswell: La Storia

Il 1947 fu l’anno degli avvistamenti! In America venivano segnalate bizzarre apparizioni, strani oggetti volanti e giravano voci riguardo storie di inseguimenti tra caccia della R.A.F. e misteriosi “Krout Balls” e “Foo Fighter”.
Nel febbricitante turbine di notizie più o meno false, un avvenimento merita di essere ricordato, la storia narra di un disco volante schiantatosi al suolo.

L’8 Luglio del 1947 il “Roswell Daily Record” titolava: “La RAF cattura un disco volante precipitato in un ranch nella regione di Roswell”. Nell’articolo si leggeva di un certo ufficiale Marcel che aveva ricevuto un frammento di disco volante dal proprietario del ranch dove si era abbattuto. L’eccitamento salì e la notizia fece il giro del paese.




Ma il giorno dopo, il 9 luglio, il “Roswell Daily Record”, pubblicava un nuovo articolo, nel quale riportava che Marcel si sbagliava e il presunto “pezzo” di disco volante altro non era che il resto di un futuristico pallone meteorologico. Seguivano foto e intervista di conferma al comandante delle forze aeree. L’impressione all’epoca fu quella di un tentativo di infangare la storia. Così iniziò una lunga diatriba, da una parte le forze e gli organi governativi, che minimizzavano l’accaduto, dall’altra i ricercatori UFO e le testimonianze del rancher e di Marcel, che affermava di aver visto strani resti che incendiati, non prendevano fuoco, oltre ad anomali cadaveri di persone troppo piccole ed esili.




Il referto ufficiale parlava di un oggetto non meglio identificato di 12 piedi prodotto con una particolare plastica grigia, di una cabina di un pallone, e svariate matasse di lunghe stecche di 3 piedi. Assenti dall’elenco il motore e il propellente.

Infine la conferenza di Remey, svoltasi molti anni dopo sembrava chiudere definitivamente la storia, ma alcuni studiosi portarono avanti il caso. “E’ solo una copertura” dichiarò il ricercatore di ufo Kevin Rande. Moltissime testimonianze si susseguirono dal 1947, sono saltate fuori moltissime notizie e foto più o meno attendibili, e soprattutto intorno al 1980 un filmato fece il giro del mondo, due presunti corpi di alieni infatti, venivano sottoposti ad autopsia da un gruppo di non meglio identificati scienziati!!!
Roswell: pallone meteorologico o disco alieno?
Seguono altre foto riprese dal video che ritrarrebbe l'autopsia effettuata su un alieno da alcuni misteriosi sceinziati




MISTERI NASCOSTI

AREA 51


L'Area 51 è parte di una vasta zona militare (la Nellis Air Force Base) operativa di 26.000 km2, situata vicino al villaggio di Rachel a circa 150 km a nord-ovest di Las Vegas, nel sud dello stato statunitense del Nevada. Nonostante sia situata nella vasta regione appartenente alla Nellis Air Force Base, le strutture nei pressi del Groom Lake sembrano essere gestite come se fossero un distaccamento dell' Air Force Flight Test Center della base aerea di Edwards nel Deserto del Mojave e, come tale, la base è nota con il nome di Air Force Flight Test Center (Detachment 3)[1][2].

Le strutture della base sono anche note come "Dreamland", "Paradise Ranch",[3], "Home Base", "Watertown Strip", "Groom Lake" e più recentemente "Homey Airport"[4]. Spesso i piloti militari chiamano lo spazio aereo attorno alla base come "The Box" (la scatola).
Gli elevati livelli di segretezza che circondano la base e il fatto che la sua esistenza sia solo vagamente ammessa dal governo statunitense ha reso questa base un tipico soggetto delle teorie del complotto e protagonista del folklore ufologico.
Nel corso del 2009 diversi ex-funzionari che hanno lavorato nell'Area 51 sono stati autorizzati a rilasciare dichiarazioni, affermando che l'Area serviva per lo sviluppo e il test di apparecchiature tecnologicamente all'avanguardia (jet militari, moduli lunari, ecc.) nella massima segretezza.[5]



L'Area 51 confina con la regione Yucca Flat del Nevada Test Site (NTS), un sito di test dove sono stati condotti 739 dei 928 test nucleari da parte del dipartimento dell'energia statunitense[6] Il deposito nucleare di Yucca Mountain dista circa 64 km sudovest del Groom Lake.


Il nome di "Area 51" è controverso e appare in vecchie mappe dell'NTS ma non in quelle più recenti. Tuttavia lo stesso schema di nomenclatura appare per altre zone del Nevada Test Site[7][8].
L'area è connessa con la rete stradale interna dell'NTS, che comprende strade asfaltate che si dirigono a sud verso Mercury e ad ovest verso Yucca Flat. A nordest del lago, la strada attraversa un passo nelle Jumbled Hills. La strada portava precedentemente alle miniere del bacino Groom, ma dopo la loro chiusura, la strada è stata ampliata. Nonostante sia presente un checkpoint di sicurezza l'accesso alla strada è vietato alle persone non autorizzate più a est. Dopo essere uscita dall'area ristretta, la strada prosegue scendendo verso est verso il fondo della Valle Tikaboo e converge con la State Route 375 (la "Extraterrestrial Highway") a sud di Rachel.

L'ingresso principale verso l'intera base militare e, quindi, anche l'area 51 è segnato da una strada sterrata che si stacca dalla statale 375, chiamata The Extraterrestrial Highway, all'altezza di una grande cassetta per la posta di colore bianco con scritte nere (punto di riferimento per tutti i curiosi di avvistamenti UFO) che poi interseca la pista che conduce da est al Groom Lake. La base è ancora in attività.
 Operazioni

La base aerea di Groom Lake non è una base convenzionale e sembra utilizzata per lo sviluppo, il test e le fasi di addestramento di nuovi aerei. Quando questi velivoli vengono approvati dall'United States Air Force o da altre agenzie come la CIA, le loro operazioni vengono generalmente condotte da una normale base aerea militare. Tuttavia, è stato riferito che la base sia l'alloggiamento permanente di un piccolo numero di aerei sovietici, che vengono analizzati ed utilizzati per gli addestramenti.
I satelliti spia sovietici hanno ripreso immagini della base durante la Guerra Fredda, e successivamente anche satelliti ad uso civile hanno ottenuto immagini dettagliate della base e dell'ambiente circostante. Queste immagini permettono di fare poche conclusioni sulla base, poiché ritraggono solo una base, delle lunghe piste, gli hangar e il lago. Non consentono di provare nulla sulle strutture sotterranee.
Anche se non è contrassegnata con un identificativo ICAO, nel dicembre 2007 i piloti di aerei notarono che la base appariva nei loro sistemi di navigazione con il codice "KXTA"[9].

Programma U-2

Per approfondire, vedi la voce Lockheed U-2.
La base di Groom Lake venne utilizzata come zona per test dell'artiglieria e per test di bombardamento durante la Seconda Guerra Mondiale, ma venne abbandonata fino al 1955, quando venne selezionata dal team Skunk Works della Lockheed Corporation come luogo ideale per effettuare i test dell'aereo spia U-2[10]. Il fondo asciutto del lago la rendeva un posto ideale per utilizzare il prototipo, e il sito era protetto da occhi indiscreti dalle montagne della Emigrant Valley e dal perimetro della NTS.
La Lockheed costruì la base, inizialmente costituita da poco più di qualche riparo, laboratori e abitazioni per il team di progettisti. Il primo equipaggio giunse nella base nell'agosto 1955 e gli U-2, gestiti dalla CIA iniziarono i sorvoli del territorio sovietico a metà del 1956.
Durante quel periodo, continuarono ad effettuare una serie di esplosioni nucleari atmosferiche. Le operazioni degli U-2 nel 1957 vennero frequentemente interrotte dall'Operazione Plumbbob, una serie di test di ordigni. Un'esplosione di test, compiuta il 5 luglio, costrinse il personale all'evacuazione a causa del fallout.

Programmi OXCART e Blackbird                                                                                                           Per approfondire, vedi le voci Lockheed A-12 e SR-71 Blackbird.
Aereo da ricognizione Lockheed A-12Nonostante lo sviluppo dell'U-2 fosse incompleto, la Lockheed iniziò lo sviluppo del successore, il progetto OXCART della CIA. Esso prevedeva la progettazione di un aereo da ricognizione da alta quota e in grado di raggiungere velocità di Mach 3. Tra gli sviluppi di questo progetto nacque il famoso SR-71 Blackbird. Le caratteristiche dell'SR-71 e le richieste del progetto resero necessaria una notevole espansione delle strutture e delle piste. Quando il primo prototipo A-12 Blackbird effettuò un volo nel 1962, la pista era stata allungata fino a 2600 m e il personale raggiungeva le 1000 unità. La base possedeva strutture per il rifornimento, una torre di controllo e un campo di baseball. La sicurezza venne notevolmente incrementata, la piccola miniera nel bacino del lago venne chiusa e l'area circostante la valle venne ristretta.
Nella base vennero compiuti i primi voli di tutte le principali varianti del progetto[11]: A-12 OXCART, SR-71 Blackbird, l'intercettore Lockheed YF-12 e la versione per il trasporto del drone da ricognizione D-21 (Lockheed D-21/M-21). L'A-12 rimase nella base di Groom lake fino al 1968.

Programma Have Blue/F-117
Per approfondire, vedi la voce Lockheed Have Blue.
Il prototipo di aereo stealth Lockheed Have Blue (un predecessore più piccolo dell'F-117) volò per la prima volta nel dicembre 1977[12]. I test di una serie di prototipi segreti continuarono fino a metà del 1981, quando iniziò la produzione dell'F-117 Nighthawk. Oltre a questi test di volo, nella base vennero effettuati esperimenti con il radar, i test dei sistemi d'arma dell'F-117 e l'addestramento degli equipaggi. Successivamente, le operazioni del Nighthawk vennero spostate nella vicina base Tonopah Test Range ed infine nella Holloman Air Force Base.

Operazioni successive
Cartello di avvertimento presente sul confine dell'Area 51 che afferma il divieto di fotografare e che "l'uso della forza letale è autorizzato", in base al "McCarran Internal Security Act" del 1950. Sulla collina è parcheggiato un veicolo governativo; da li, gli agenti della sicurezza osservano ogni avvicinamento alla baseDall'entrata in attività dell'F-117 nel 1983, le operazioni nella base di Groom Lake sono continuate. La base e il sistema di piste sono state ulteriormente espanse e alcuni commentatori, dopo aver esaminato le recenti fotografie satellitare, stimano in oltre 1000 unità gli effettivi che abitano nella base. Nel 1995 il governo federale espanse l'area riservata attorno alla base per restringere l'accesso ad alcune montagne circostanti da dove si poteva osservare la base. Successivamente, dunque, l'area può essere limitatamente osservata solo dalla sommità di alcune montagne molto più distanti e situate a est.

EG&G, il contractor del Ministero della Difesa, mantiene un terminal privato 36°05′31″N 115°09′54″W / 36.092, -115.165 all'Aeroporto internazionale McCarran a Las Vegas. Molti aerei senza identificativo forniscono un servizio navetta giornaliero da McCarran ai siti operati dall'EG&G in vaste regioni controllate dal governo federale nel Nevada meridionale. Questi aerei utilizzano l'identificativo radio "JANET" (ad es. "JANET 6") (attualmente utilizzano anche l'identificativo radio "Bland", con numero di volo "WWW"), che è stato ipotizzato sia l'acronimo per "Joint Air Network for Employee Transportation". EG&G ha comprato annunci nella stampa di Las Vegas cercando piloti militari con esperienza, richiedendo che i candidati abbiano i requisiti per ottenere autorizzazioni di sicurezza governative e che, una volta assunti, dovranno soggiornare a Las Vegas. Questi aerei includono sei Boeing 737/Boeing T-43 e diversi piccoli velivoli. I numeri identificati sono registrati sotto la USAF ed è stato riportato che volerebbero verso Groom Lake, Tonopah Test Range e in altre località della base Nellis e del NTS. Alcuni osservatori, che hanno tracciato il numero delle partenze e il numero di automobili presenti nei parcheggi privati della EG&G stimano che esistono diverse migliaia di pendolari ogni giorno. Questi voli navetta erano precedentemente effettuati dalla Key Air.

Piste
La base aerea, con identificativo ICAO KXTA, ed elencata come "Homey Airport" [9] nei database dell'aviazione, ha diverse piste di decollo ed atterraggio. Una di esse, la più lunga di tutte, con orientamento 14R/32L, appare chiusa; misura circa 7093 m. Le altre comprendono due piste in asfalto, una con orientamento 14L/32R e lunga 3658 m e la seconda con orientamento 12/30 con una lunghezza di 1652 m. Sono presenti anche quattro piste situate nel bacino salato del lago, con orientamento 09L/27R, 09R/27L, 03L/21R e 03R/21L. Le prime due di lunghezza pari a circa 3489 m e le ultime di 3057 m[13][14].
Posizione del governo statunitense sull'Area 51




Il 14 luglio 2003 il governo degli Stati Uniti ha ammesso l'esistenza della base, ammettendo tacitamente che l'aeronautica militare ha una "località operativa" nei pressi del lago, ma non ha fornito ulteriori informazioni. A differenza della maggior parte dell'area di Nellis, l'area che circonda il lago è permanentemente ristretta sia al traffico aereo civile che a quello militare "normale". Stazioni radar proteggono l'area, e il personale non autorizzato viene velocemente espulso. Anche i piloti militari che si addestrano nella Nellis Air Force Range rischiano sanzioni disciplinari se dovessero entrare accidentalmente nello spazio aereo che circonda Groom Lake[15]


Un montaggio delle fotografie disponibili dei satelliti USGS che mostrano i territori nel Nevada meridionale. L'NTS e le regioni circostanti sono visibili; la base Nellis e le aree adiacenti sono state rimosseLa sicurezza del perimetro viene affidata a guardie private di sicurezza appartenenti ad un subcontractor della EG&G, l'agenzia di sicurezza Wackenhut[16]. Le guardie effettuano pattugliamenti con mezzi come Jeep Cherokee in colore mimetico, Humvee, pickup Ford F-150 di colore champagne e pickup Chevy 2500 4x4 di colore grigio. Anche se il personale è armato con fucili d'assalto M-16, non sono mai stati riferiti episodi di uso delle armi, che vengono usate se una persona prosegue dopo aver ricevuto l'ordine di fermarsi. Generalmente i trasgressori sono invece accompagnati fino al perimetro e viene avvisato per radio lo sceriffo della contea di Lincoln. Normalmente viene contestata una multa di 600 dollari, anche se alcuni giornalisti e visitatori hanno riferito di aver ricevuto successivamente visite da agenti dell'FBI. Alcuni osservatori sono stati trattenuti per aver puntato delle macchine fotografiche e videocamere verso la base.

La sorveglianza è rafforzata dalla presenza di sensori di movimento sepolti nel terreno[17][18][19] e dall'uso di elicotteri HH-60 Pave Hawk.
La base non appare sulle mappe pubbliche del governo[20]; la mappa topografica USGC dell'area mostra solo la miniera abbandonata del lago Groom[21]. Una mappa dell'aviazione civile pubblicata dal "Nevada Department of Trasportation" mostra una vasta area ad accesso ristretto[22], definita come appartenente allo spazio aereo della base Nellis. Le carte aeronautiche ufficiali mostrano il lago Groom ma non sono indicate le strutture aeroportuali[23]. In modo analogo l'atlante nazionale che mostra le aree federali in Nevada[24] non fa distinzioni tra il blocco di Groom e le altre parti della base Nellis. Anche se ufficialmente declassificato, il filmato originale ripreso dal satellite spia statunitense Corona negli anni '60 è stato alterato prima della declassificazione; in risposta alle richieste di libertà di informazione, il governo ha risposto che queste riprese (che mappano il lago Groom e tutta la Nellis Air Force Range) sono state distrutte[25]. Le immagini dei satellite Terra (che erano disponibili pubblicamente) sono state rimosse dai server web nel 2004[26] e dai dati USGS. Sono invece attualmente disponibili pubblicamente le immagini del satellite NASA Landsat 7 e commercialmente delle versioni ad alta risoluzione fornite da altre fonti. Queste immagini mostrano in dettaglio le piste, le strutture della base, gli aerei e i velicoli.

Lo stato del Nevada, riconoscendo il potenziale turistico derivante dal folklore che ruota attorno alla base, ha rinominato la statale 375 nei pressi dell'Area 51 con il nome di "The Extraterrestral Highway" ("l'autostrada extraterrestre") e lungo essa ha fatto posizionare dei cartelli fantasiosi[27].

Anche se la proprietà federale all'interno della base è esente da tasse locali e dello stato, le strutture di proprietà dei contractor privati non lo sono. Il ricercatore Glenn Campbell affermò nel 1994 che la base dichiara un valore tassabile di 2 milioni di dollari all'assessore delle tasse della contea di Lincoln, il quale non può entrare nell'area per effettuare degli accertamenti[28].
Fotografia Skylab
Nel gennaio 2006, lo storico Dwayne A. Day ha pubblicato un articolo nella rivista online "The Space Review" intitolato "Astronauti e Area 51: l'incidente dello Skylab". L'articolo si basava su un memo recentemente declassificato scritto nel 1974 al direttore della CIA William Colby da un agente CIA. Questo memo riferiva che gli astronauti a bordo dello Skylab 4 avevano inavvertitamente fotografato una località sulla quale "erano presenti ordini specifici di non farlo. era l'unica località ad avere un tale ordine". Anche se il nome del luogo venne oscurato, le circostanze portarono Day a sospettare che il soggetto del memo fosse Groom Lake[29][30].
Il memo inoltre forniva dettagli sulle contestazioni tra agenzie federali diverse che riguardavano la decisione di classificare le immagini. Infatti le agenzie del Dipartimento della Difesa facevano pressioni affinché le fotografie venissero classificate, mentre la NASA e il Dipartimento di Stato erano contrarie.
Area 51, UFO e teorie  cospirazioni                                                                                                                                                              Per approfondire, vedi la voce teoria del complotto UFO.

In foto satellitari dell'area provenienti da Giappone e Russia, e recentemente in mappe satellitari pubbliche disponibili attraverso alcuni software gratuiti[senza fonte], nella zona occupata dall'area 51 si può notare, tra le altre, una pista (con orientamento 14R/32L) lunga circa 3775 m con un prolungamento asfaltato rettilineo che porta la lunghezza totale all'eccezionale valore di circa 7 km[senza fonte], che attraversa il lago e vari hangar di contenimento, caserme, uffici. Alcuni[senza fonte] ritengono che questa sia soltanto la punta di un iceberg e che la base si estenderebbe nel sottosuolo, 90 piani sotto terra dove il livello di segretezza e protezione aumenterebbe con l'aumentare della profondità. La maggior parte ritiene che nel sottosuolo si trovino soltanto ulteriori ricoveri per aeromobili segreti[senza fonte], specialmente per quelli ancora allo stadio di prototipo.

La base è molto nota per l'attenzione ad essa dedicata da parte di alcuni ufologi che sostengono che il governo degli Stati Uniti ha o avrebbe avuto contatti con extraterrestri[senza fonte], mantenuti per diverse ragioni all'oscuro dell'opinione pubblica generale. In particolare tra gli ufologi è diffusa la convinzione che dopo il cosiddetto incidente di Roswell (1947), i resti di un UFO e del suo equipaggio fossero stati trasportati all'interno della base. Teoria cospirativa sostenuta, tra gli altri, almeno in parte, anche dall'ex ministro alla difesa canadese Paul Hellyer (si veda la voce corrispondente per i riferimenti).
Vi sono ufologi che sostengono[senza fonte] di aver ricevuto informazioni da scienziati e militari che avrebbero lavorato ai progetti segreti per poi disertare scomparendo dalla circolazione, i quali avrebbero successivamente rivelato al mondo i segreti della base (vedi Bob Lazar).
Il segreto militare fa sì che poco si sappia sui lavori effettuati all'interno dell'area 51, favorendo lo sviluppo di leggende e teorie cospirative di ogni sorta, che hanno alimentato anche la fantasia di sceneggiatori e scrittori. Un esempio fra tutti è la ben nota serie televisiva X-Files.

Area S-4
Questa voce o sezione di pseudoscienza non riporta fonti o riferimenti sufficienti.
Puoi migliorare questa voce aggiungendo citazioni da fonti attendibili, secondo le linee guida sull'uso delle fonti.
Negli USA vi è un'altra area che fa parlare di sé: la S-4, sita nel letto asciutto del lago Papoose, 24 km a sud del lago Groom e della stessa Area 51, della quale è probabilmente un distaccamento[senza fonte]. Bob Lazar disse che i dischi volanti alieni trovati sul suolo americani e nascosti si trovano in gran parte nell'Area S-4[31], che tra l'altro, secondo il famoso e controverso "manuale operativo del Majestic 12"[senza fonte], di dubbia autenticità, sarebbe una sorta di struttura ricevente tecnologia extraterrestre, presumibilmente oggetto di studi retroingegneristici.
Bibliografia

Phil Patton, Dreamland - Un reportage dall'Area 51, Fanucci, ISBN 081561

MISTERI NASCOSTI

ALIENI GRIGI NELLE TOMBE EGIZIANE


Questo articolo è stato inviato a Derrel Sims da 2 diversi ricercatori. La nostra collaboratrice Paola Harris ce l'ha spedito poco tempo fa. Le immagini allegate dimostrano inequivocabilmente la presenza di "GRIGI" nell'antico Egitto. A voi le deduzioni.

La "Cospirazione Cosmica" ha recentemente ricercato in Internet foto di antichi Egizi per la realizzazione di magliette per pubblicizzare il sito. Mentre visitavamo molti siti sull'Egittologia, abbiamo notato questa foto scattata all'interno della tomba di Ptah-Hotep, a Saqqara in Egitto, risalente alla 5° dinastia.
La foto raffigura servi che offrono cibo al saggio e filosofo egizio Ptah-Hotep (seduto a tavola a sinistra della foto). Ptah-Hotep ha servito durante il regno di Izevi in veste di saggio.
Le sue massime sono scritte nel papiro Prisse, che si trova al museo del Louvre. Izevi è stato l'ottavo re della 5° dinastia ed ha governato l'Egitto dal 2388 al 2356 a. C.
Siamo rimasti sbalorditi quando, guardando attentamente l'immagine, abbiamo scorto un "alieno grigio" nella parte bassa della foto! Questo prova che la costruzione e posizionamento delle Piramidi sono avvenuti con l'aiuto di un'intelligenza aliena?
Siamo stati in grado di trovare solo 3 immagini di codesta foto e abbiamo scoperto che questo particolare non appare in nessuna guida ufficiale. Mi chiedo perché? Comunque, ho scoperto che una foto mostra lo stesso murale in un vecchio libro intitolato "All'ombra delle Piramidi" - L'Egitto dutante l'Antico regno".
Il risvolto della scoperta di questa antica pittura sulla pietra, che include un alieno, è stata assolutamente grandiosa! E potrebbe essere uno dei più importanti indizi mai scoperti sull'intervento degli alieni nella nostra storia antica!

Nel riquadro a sinistra notiamo un ingrandimento del "Grigio". Questa foto può spiegare perché gli antichi Egizi erano così tecnologicamente avanzati e come siano stati capaci di costruire le Piramidi con una ineguagliabile precisione. Ad esempio. il sarcofago nella Grande Piramide è stato tagliato così accuratamente che non potremmo ricrearne una copia oggi neanche con la tecnologia laser!

Inoltre, questo riconduce all'infatuazione degli antichi Egizi per Orione. E' stato appurato che le tre Piramidi di Giza sono allineate esattamente con la cintura della costellazione di Orione. Dobbiamo anche ricordarci che Betelgeuse, una stella della costellazione di Orione, è stata indicata nella storia antica come il pianeta degli alieni che hanno visitato la Terra.


Le immagini di quest'altra foto sono state trovate sulle travi del soffitto di un tempio di 3000 anni fa, nel tempio del Nuovo Regno, dedicato al dio maggiore del pantheon egizio, Osiride, collocato a parecchie centinaia di miglia a sud del Cairo e la Piana di Giza, a Abydos. Come si può notare, si scorgono le immagini di un elicottero, di un sottomarino, di un aereo e di un aliscafo! Ancora una volta sembra che gli Antichi Egizi fossero a conoscenza della tecnologia che usiamo oggi. Si è anche vociferato che fossero stati trovati 6 alianti di legno in una delle piramidi di Saqqara. Anche se 5 di essi sono andati distrutti, uno si trova ancora nell'Ultima Stanza Dinastica al museo egizio del Cairo, nella collezione degli uccelli di legno


La pubblicazione delle immagini di Marte di poco tempo fa, del tutto coincidenti con l'immagine di Nefertiti, la principessa egiziana, rafforza il legame tra l'antico Egitto e le civiltà aliene.

Non dimentichiamoci anche di Cydonia, delle piramidi di Marte (che sono anch'esse allineate alla cintura di Orione) ed altre anomalie marziane che sono in relazione con l'Egittologia!



Sembra che l'Egitto non sia l'unico posto visitato dagli alieni in tempi antichi. La lastra di sopra, chiamata "La lastra Lolladoff" è un disco di pietra di 12.000 anni trovata in Nepal. Mostra chiaramente un disco volante (in alto). C'è una figura sul bordo del disco, molto simile ad un "Grigio".




Altre foto riguardanti l'articolo su citato sono state inviate da un altro gruppo interessato.
Al momento sto cercando di scaricare una foto fatta nel Tempio alle miniere d'oro di Kush, in Egitto, dove si scorge una pietra spaziale. Quando andai al museo del Louvre anni fa, non ho visto queste immagini (il Louvre è immenso e ci vogliono giorni per visitarlo tutto). Ho cercato lavori simili ma non li ho trovati. Sono contento che altri ci siano riusciti. Avevo sospettato che queste ed altre entità fossero raffigurate in antiche immagini. Penso che siano ancora una piccola parte di ciò che si può trovare.
Possiedo altre foto che mostrano un altro PHAROAH egizio con un possibile aspetto genetico. Queste foto che ho da anni mostrano una mummia che assomiglia ad un alieno "Grigio". La mummia è stata trovata quest'anno da un brillante egittologo.
* Derrel Sims è un anestesista ipnologo, iscritto all'Albo, certificato come ipnoterapista, pratico di Neurolinguistica, oratore internazionale, investigatore e ricercatore di Incontri con alieni/umanoidi. Il lavoro principale di Mr. Sims è quello di trovare evidenze fisiche di contatti con umanoidi/alieni. Queste informazioni vengono poi riviste da professionisti in vari campi. Alcuni lavori di Mr. Sims vengono analizzati dalla Royal Society of Chemical Engineers o altri media.



MISTERI NASCOSTI

CIVILTA MAYA


La storia dei Maya ha inizio intorno al 1500 a.C. nell'area meridionale del Messico (attuali stati federali del Chiapas, del Quintana Roo, del Campeche, dello Yucatan), nel Guatemala, El Salvador e nel Belize (ex Honduras britannico).

Tre sono i periodi in cui viene usualmente suddivisa la storia dei Maya:




il primo è il Periodo Preclassico che va dal 1500 a.C. (per altri, dal 1000 a.C. o dal 1800 a.C.) al 317 d.C.
il secondo è il Periodo Classico che va dal 317 (anno corrispondente all'anno più antico del calendario maya) al 987 d.C.,
suddiviso a sua volta in:
Classico Arcaico (fino al 500 circa), in cui si assiste allo stanziarsi dei Maya e alla bonifica della giungla
Medio Classico, con una pausa a cui segue una ripresa con rinnovata lena
Classico Finale (dall'800), che vede il declino e l’inspiegabile abbandono di tutto quanto s’era creato con tanto sudore.

il terzo è il Periodo Postclassico, a partire dal 987.
Periodo Preclassico

Nel Periodo Preclassico c’è la presenza, nella regione del Petén, Guatemala, dei primi Maya. Forse giunsero dal nord oppure subirono l’influenza di alcuni immigrati provenienti dalla regione del Messico. Essi erano probabilmente tribù di nomadi che si trasformarono in agricoltori abitando in piccoli gruppi vicino ai terreni coltivati. La loro coltura principale era quella del mais, coltivata soprattutto negli altipiani del Guatemala.

Dopo la fase Swasey di Cuello, la storiografia registra un lungo iato che si conclude attorno al XIII secolo con l'inserimento dell’area maya nel Mondo Olmeca. Terminata questa fase, la cultura maya ha un primo balzo in avanti, sotto l’influenza di Cerro de Las Mesas, con i centri del versante pacifico del Guatemala (Izapa, Kaminaljuyú ed a nord dell’area che comprende siti come Uaxactún e El Mirador).
Oggi sappiamo che questo periodo di transizione dal Preclassico al Classico fu uno dei più alti nella storia maya in quanto a fervore intellettuale e si può a ragione presumere che tutta l’area vide questa fioritura, anche se a differenti gradi. El Mirador fu forse il nucleo di maggior produzione culturale e da qui, come abbiamo già visto, può essere partita la spinta decisiva alla successiva maturazione del Periodo Classico della cultura Maya.

All’inizio dell'era cristiana El Mirador, come Izapa e Nakbè, decade rapidamente e progressivamente il centro della produzione artistica ed intellettuale si sposta decisamente nei bassipiani del Petén, dove i Maya furono capaci di dare vita al massimo della loro espressione di cultura e dove sorsero i loro più grandi centri: vaste ed articolate strutture architettoniche, stuccate e colorate, con ardite attuazioni del tipo "a falsa volta", unite fra loro - ed è il fatto più mirabile - da strade lastricate che attraversano la giungla.
Periodo Classico

Nel secondo periodo, quello Classico, i Maya raggiunsero il loro massimo splendore (nell’odierno Guatemala) con la costruzione di città-stato come ad esempio Palenque, Piedras Negras, Copán e Quirigua. Con il finire del IX secolo, però, queste città furono tutte abbandonate, ma il motivo non è ben chiaro: forse per terremoti, modificazioni del clima, epidemie, guerre civili. Dal X secolo i Maya non costruirono più monumenti, templi; così in questa età ha termine il periodo di massimo splendore.

Una stele di CopánUna prima fase del Classico(250-600 d.C.) è caratterizzata da una forte influenza culturale ed economica della metropoli messicana Teotihuacan. Alla fine di questa fase l’intero mondo Maya prende il via verso il suo apogeo culturale. Ciascuna città maya ha caratteristiche specifiche, che la distinguono nettamente dalle altre. È pensabile che i grandi centri costituissero attorno a loro delle piccole regioni culturalmente definite ed ancora oggi chiaramente identificabili. Eppure l’area ha una sua forte unità, perché quasi come obbedendo ad un ordine superiore, ad un piano preordinato ed imposto a tutto il mondo maya, ogni regione sembra specializzarsi, assumendo un ruolo preciso all’interno della intera produzione teorica e materiale: un vero sistema integrato come quello di una nazione unitaria. Così, mentre un centro si specializza nella produzione di steli e nella loro incisione, l’altro si dedica agli studi astronomici; un altro ancora produce milioni di manufatti in pietra. Se Copán ha le più belle steli a tutto tondo e Quiriguá le più alte e possenti, l’isolotto di Jaina ci restituisce le più belle e delicate statuine fittili della tradizione maya.

Nell’impianto urbano e nelle soluzioni architettoniche l’espressione maya mantiene originalità e regionalismi. Ad un primo approccio il progetto urbano di fondo che guida ogni altra città mesoamericana sembra assente in quelle maya: è così a Palenque, obbligata da un diseguale terreno ad impennate di piattaforme e templi; così è a Tikal, costretta invece nei limiti di un terreno carsico solo a tratti edificabile; ma così è anche a Copán, dove la piatta distesa avrebbe permesso il dispiegarsi tranquillo di ogni soluzione urbana tradizionale.

Solo un’attenta analisi degli sviluppi urbani permette di riacquisire il discorso unitario del progetto iniziale maya: progetto che si perse nel dispiegarsi degli eventi e nel sovrapporsi di nuovi poteri. La ricchezza architettonica di Tikal non ci restituirebbe altrimenti l’equilibrio delle masse delle acropoli, disposte invece puntualmente sul solito asse nord-sud; e non sarebbe possibile ricavarne la stessa disposizione nelle complesse strutture di grandi piazze, cortili e piattaforme sovrapposte di Palenque, come di Copán.

Periodo Postclassico

Il terzo periodo, o Postclassico, vede il centro della civiltà dei Maya spostarsi più a settentrione, nella regione dello Yucatàn. Le condizioni ambientali influirono in senso negativo sulla cultura dei Maya, infatti quando arrivarono gli Spagnoli la civiltà era già in piena decadenza.

Verso il X secolo d.C. tutte le grandi città vengono rapidamente abbandonate. Per quasi duecento anni, lo Yucatan fiorisce e si sviluppano centri come Uxmal e nel nord-est della penisola yucateca Chichen Itza. Per molti anni gli studiosi pensavano che questo sviluppo dipendesse dall'arrivo di gruppi di Toltechi in fuga dalla distruzione di Tula. oggi si sa che Tula appartiene alla fase archeologica immediatamente successiva a Chichen Itza. Fu semmai Chichen Itza ad influenzare Tula ed altri siti del Messico centrale come Xochicalaco.
La fine della fioritura classica maya fu sicuramente il prodotto di molte cause, tutte in qualche modo legate alla tipologia del costrutto economico e sociale di questo popolo mesoamericano. La fortuna delle sue città era nata e cresciuta sul consenso conquistato dalla sapienza della sua classe sacerdotale nelle cose sacre e in quelle della natura. Come al tempo degli Olmechi, il capo-sacerdote era ancora il punto regolatore fra gli uomini e il divino. Il consenso entrò in crisi quando la tecnologia agricola fu insufficiente a coprire le esigenze economiche: crollo economico, carestie, rivolte, guerre fecero sgretolare nel giro di pochi decenni il mondo maya, costruito in secoli di paziente fatica.
Le città maya
Ai Maya si devono numerosi centri urbani tra i più spettacolari dell’antichità: Tikal, Palenque, Yaxchilán, Copán, Piedras Negras, Uxmal, Chichén Itzá per citare solo i più grandiosi.
La memoria della cultura maya è scolpita chiaramente e ampiamente sui templi, sui palazzi, sulle piramidi, e soprattutto è descritta nei geroglifici delle steli, sulle quali con accuratezza sono segnate le date, sono raffigurati gli eventi ed è ritratta la vita della gente.

Sotto gli influssi della potente cultura irradiata da questi centri, gli antichi Maya realizzarono uno dei complessi di cultura materiale e di cultura teorica più raffinato dell’umanità. Teorici puri, anche, paradossalmente, quando realizzavano cose concrete, furono al contempo straordinari artisti e scienziati acutissimi, raffinatissimi esecutori e teorizzatori senza pari, raggiungendo in tutti i campi quelle che appaiono essere - almeno secondo certi canoni - le vette più alte del loro tempo. D'altro canto sono anche passati alla storia per una religione violenta che prevedeva sacrifici umani anche collettivi. Sono state ritrovate infatti dagli archeologi fosse con migliaia di teschi umani.

Il tipo di governo Maya era semplice. Il popolo sembra che desiderasse di essere governato il meno possibile. In nessuna epoca vi furono né un impero né un imperatore maya.
Si ebbero semplicemente tante città-stato affini a quelle dell’antica Grecia o dell’Italia medievale, che condividevano la religione, la cultura e la lingua, ma erano ciascuna sovrana dei propri diritti e dotata di leggi proprie.

Ogni città-stato era governata da un capo ereditario, che esercitava funzioni amministrative, esecutive e probabilmente anche religiose. Sotto di lui, la nobiltà presiedeva alle piccole municipalità che si affollavano intorno al centro cittadino: quei nobili facevano da giudici, da esattori delle tasse e da custodi dell’ordine.
Nel commercio le città erano rivali, ma l’assenza quasi totale di scene di battaglia sulle steli lascia arguire che raramente la loro rivalità conduceva alla guerra.
Alcune città furono molto grandi per l'epoca. Tikal, ad esempio, nel periodo classico arrivò a 60.000 abitanti. Secondo alcune stime, in quel periodo la popolazione dello Yucatán era tripla di quella odierna.

La prosperità della campagna si riversava nelle città. I coltivatori e i mietitori di mais, alimento principale dei Maya, diedero un impulso decisivo alla formazione della cultura, finanziando il lavoro dei sacerdoti scienziati, che indagavano i misteri della terra e delle stelle, sviluppavano un sistema cosmologico, approfondivano lo studio dell’astronomia, della scrittura e della matematica.
Sul finire del periodo classico, la giungla s'impadronì delle città maya. La loro scomparsa è attestata dalle ultime date delle steli. Copán fu abbandonata intorno all’800; l’ultima stele di Tikal porta la data 869.

Non è ben chiaro perché le città furono abbandonate. Sono state formulate alcune ipotesi:
La popolazione, stanca dei lavori forzati, si sarebbe ribellata contro i sacerdoti e i nobili, deportandoli o massacrandoli.
Le città, lasciate in mano a governanti incapaci, sarebbero andate in rovina una dopo l'altra.
L'invasione o l'influenza di nuove genti provenienti dal Messico centrale, i Toltechi, avrebbe portato a un grave declina, prima di una rifioritura nel periodo post-classico.

La società maya

Oltre alla nobiltà governante, c’erano soldati e sacerdoti, pari per importanza ai nobili signori. L’alto rispetto per i sacerdoti era dovuto alla loro importanza come custodi del sapere. I ministri del culto erano astronomi e matematici, potevano contare gli anni, i mesi e i giorni, conoscevano il tempo della semina e quello della mietitura; inoltre sapevano come controllare e fermare gli dei del male e come riuscire graditi alle divinità benefiche (pioggia, fertilità, ogni bene).

L’uomo comune era di solito un coltivatore di mais: doveva raccoglierne a sufficienza per nutrire se e la sua famiglia, per pagare il tributo ai governanti, ai nobili e ai sacerdoti. Forse questo impegno occupava metà del suo tempo e lo lasciava libero nell’altra metà di dedicare allo stato il resto delle energie. Il suo tempo libero permise la costruzione delle grandi piramidi, dei templi, dei palazzi e delle corti signorili.
C'erano infine gli schiavi, che comprendevano prigionieri di guerra, condannati per delitti comuni e gente acquistata da altre zone o rapita con la forza.
I Maya furono un popolo pulito: il bagno giornaliero che oggi è di regola pare fosse parte integrante della tradizione ereditata.
In caso di malattia i Maya potevano chiedere aiuto al sacerdote, all’uomo di medicina, allo stregone, che ricorrevano variamente alle erbe medicinali e alle pratiche magiche. Il rituale della religione maya prese forma tra 300-400 a.C., quando i sacerdoti erano responsabili della compilazione del calendario, della cronologia e della scrittura. Gradualmente l’elenco delle divinità si allungò, il cerimoniale divenne più complicato e le esigenze dei credenti si moltiplicarono. La loro religione era personale e interessava l’intero ciclo della vita.
Un complicato sistema astrologico sistemava il destino del neonato a seconda del giorno e dell’ora della sua venuta al mondo. Un rituale dettagliato seguiva il bimbo fin dalla nascita, quando la testa veniva compressa per lo schiacciamento della fronte.
Vigevano poi i riti particolari per la cerimonia dell’iniziazione, l’addestramento delle donne, la preparazione al matrimonio e ad ogni altra fase della vita, fino al complicato culto che accompagnava il morente.
Con il periodo postclassico venne introdotto il nuovo culto di Quetzalcoatl, chiamato dai maya Kukulcán: esso glorificò e incrementò l’attività guerriera e il sacrificio umano, portando seco anche l’idolatria e un rituale più complicato.
La caccia fu una delle attività più diffuse. Le prede potevano essere destinate al consumo, all’interscambio o alla realizzazione di utensili e prodotti utilizzabili a fini pratici, commerciali, terapeutici, magici o rituali. Pelli e piume servivano come valori di scambio, a fini pratici come vera e propria valuta.
Alle battute partecipavano dai 50 ai 100 cacciatori, che dovevano osservare la preda, attirarla con richiami speciali, tendere le reti o le trappole e spingerla verso di esse o verso cacciatori appostati tra la vegetazione. Prima di iniziare bisognava chiedere con appositi rituali il permesso e il favore alle divinità protettrici dei monti e degli animali; dopo la conclusione, bisognava rendere loro grazie con altri rituali.
Le piume degli uccelli venivano ereditate da padre in figlio, come anche gli alberi dove nidificavano e i luoghi dove si abbeveravano. Gli uccelli non venivano mai uccisi. Le piume appaiono un po’ dappertutto e anche come motivo ornamentale nella ceramica nell’arte lapidaria, negli stucchi, nei codici e nelle strutture architettoniche. Le piume servivano anche come parte della dote che i vassalli consegnavano al momento del matrimonio della figlia del loro signore. Addirittura le multe venivano pagate con piume o uccelli vivi.Per quanto riguarda la pesca i maya non ebbero problemi per reperire pesci, vista l'abbondanza di fiumi e laghi nel loro territorio e la vicinanza del mare.
Utilizzavano i molluschi per tingere i tessuti, le uova di tartaruga e di pesce per decorazioni, i denti di squalo per confezionare frecce.
Le resine degli alberi venivano usate come pigmenti, incensi mordenti o collanti. Nelle zucche si trasportavano acqua, miele, liquori, tortillas e semi.

Per ciò che concerne le terre, i minerali e i metalli, le fonti storiche menzionano il loro utilizzo, come collanti, argille e sgrassanti per uso ceramico o edilizio, come strumenti di lavoro per l’attività lapidaria e per l’agricoltura, lame dai molteplici usi per radersi, cacciare, combattere, pescare.
L’oro veniva usato per i gioielli dei signori.
V’è inoltre un ricchissimo repertorio terapeutico che attingeva sia dal mondo animale che vegetale e minerale: dagli analgesici agli abortivi agli afrodisiaci.
I Maya conoscevano e usavano il cotone. La fibra tessile era ricavata dai semi, cardata, pettinata, filata con fusi e dipanata per ottenere gomitoli.
I tessuti fatti col cotone comprendevano broccati o tessuti successivamente ricamati ad ago, stampati, imbastiti, sfrangiati e venivano impiegate piume per la decorazione.
V’erano inoltre falegnami, scultori, scribi, barbieri, ceramisti, portatori, prostitute, messaggeri, levatrici, predicatori, guaritori, indovini, becchini, e via dicendo

MISTERI NASCOSTI

La vera storia del Conte Dracula


In un cantone dell’Ungheria, nella prima metà del ‘700, un contadino di nome Arnold finì stritolato sotto un carro di fieno. Un mese dopo, quattro paesani morirono fulmineamente della morte orribile di coloro che, secondo la tradizione dei luoghi, vengono dissanguati dai vampiri. Scattò l’allarme, vennero riesumati alcuni cadaveri di recente sepolti. Fra questi, quello di Arnold che recava inconfondibili le note caratteristiche del vampirismo. Il corpo era fresco, integro, non recava traccia di decomposizione; i capelli, le unghie, la barba erano cresciute, le vene piene di sangue fluente che inondava il lenzuolo in cui era stato avvolto alla sepoltura. Un magistrato, al cospetto del quale l’esumazione era avvenuta, ordinò che venisse immediatamente piantato un paletto appuntito nel cuore di Arnold: dal corpo partì un grido straziante, come fosse stato in vita. Poi fu decapitato e dato alle fiamme: così, del vampiro, non si sentì più parlare…




Questa e decine di altre analoghe cronache si possono leggere nell’opera che l’abate Dom Augustin Calmet pubblicò nel 1749, dal titolo «Dissertazioni sulle apparizioni degli spiriti e dei vampiri», in cui sono raccolti numerosi racconti, molti dei quali inediti, di apparizioni e incursioni vampiresche in paesi dell’Europa centro-orientale. Questa macabra figura fu introdotta nella cultura dotta dell’occidente verso il 1600, da alcune relazioni di viaggio in Grecia e nei Balcani: ma sarà nel ‘700, secolo diviso fra razionalismo e mistero, illuminismo e tradizioni occulte che il vampiro diventerà un personaggio, o un incubo se vogliamo, per gli europei occidentali. Voltaire osservò che fra il 1730 e 1735, non si fece altro che vedere vampiri. Non si trattava, però, solo di una moda del secolo, perché il vampiro è molto più antico.



Ne parlano documenti dell’antica Cina, di babilonia, Caldea, Assiria, Egitto. In una tavoletta di scongiuri proveniente dalla biblioteca di Ninive, la tredicesima formula insegna a combattere «il fantasma, lo spettro, il vampiro». La credenza che il corpo di un morto possa desiderare il sangue è presente anche fra i greci: in «Ecuba», Euripide rappresenta Achille nel suo sepolcro, placato dal sacrificio di una vergine di cui beve il sangue. E un vampiro, secondo le cronache dell’epoca, fu esorcizzato dal grande mago Apollonio di Tiana, contemporaneo di Cristo.



una tradizione, comunque, tipica dell’oriente europeo, dal quale proviene lo stesso nome: vampyr in magiaro, upiery in polacco, upiry in russo. «Si dettero questi nomi – scrive Collin de Plancy nel suo celeberrimo «Dizionario infernale» - ad uomini morti e seppelliti da parecchi anni o almeno da parecchi giorni, i quali si facevano vedere in corpo ed anima, parlavano, camminavano, succhiavano il sangue dei lor parenti, li sfinivano ed infine lor cagionavano la morte. Non si troncava il corso delle loro visite e delle loro infestazioni che dissotterrando i cadaveri, impalandoli, tagliando loro la testa e bruciandoli… i giornali di Francia e dell’Olanda parlarono dal 1693 al 1964 di vampiri che si mostrarono in Polonia e soprattutto in Russia». A dimostrazione di come il fenomeno fosse preso tremendamente sul serio, dal Medioevo in poi in questi paesi, non stanno soltanto l’imponente numero di cronache e tradizioni, ma anche le complesse pratiche magiche e rituali, nonché i provvedimenti giuridici volti a difendere la comunità dall’attività del vampiro.



Non è un caso quindi che l’irlandese Bram Stoker, padre del più celebre vampiro della cultura moderna, avesse ambientato in Romania e segnatamente sulle montagne della Transilvania il romanzo «Dracula» (1897) che originò una rinascita del genere vampiresco, che dura ai giorni nostri grazie anche a capolavori cinematografici come «Nosferatu» di Mornau del 1922 e «Vampyr» di Dreyer del 1932



Dracula nasce in Transilvania perché ancor oggi i contadini di quelle regioni vivono nel terrore di vampiri e licantropi e formano croci con pezzi di aglio per proteggersi da sgradevoli visite notturne. Pochi anni fa, nel 1968, una zingara rumena raccontò al professore del Boston College, Raymond Mc Nally, di aver trafitto con un paletto il corpo del padre nella bara perché convinta che fosse un vampiro.



Quella di Stoker non fu solo fantasia, perché un conte Dracula in quei luoghi è esistito veramente. Lo hanno ritrovato il già citato Mc Nally e Radu Florescu, un altro docente del Boston College di origine rumena. La descrizione fatta da Stoker del castello è perfetta, dicono i due studiosi; e in quel castello, a riprova della sua reale esistenza, affermano di aver trovato anche il ritratto del terribile Dracula. Di lui, però, i contadini transilvani non parlano come di un vampiro. «Furono confusi quando chiedemmo loro di Dracula come vampiro – riferisce Florescu – sebbene lo conoscessero come un crudele dominatore».



Dracula, dunque, non avrebbe mai morso un collo, ma l’esistenza di un signore sanguinario in una terra dove è così radicata la paura e la tradizione del vampiro ha fornito a Stoker lo spunto per il romanzo.



Il Dracula storico nacque nel 1431 con il nome di Vlad, figlio di Vlad Drakul principe di Valacchia: di qui il patronimico Dracula, nome intriso di significati occulti poiché «drakul» in rumeno significa demoni… E demoniaca fu la sua vita perché dominò la Valacchia dal 1456 al 1462 con incredibile efferatezza, prima di venire ucciso nel 1476 dai turchi. Nella zona si dice che la sua maledizione è ancora viva e a farne le spese furono gli stessi ricercatori guidati dai professori di Boston. Lo zio di Radu Florescu, durante l’ispezione del castello, cadde in un burrone e si ruppe un’anca. Tre studiosi rumeni impegnati nelle ricerche morirono misteriosamente. Per i contadini transilvani la spiegazione c’è, anche se ripugna alla ragione: erano andati a frugare fra i segreti di Vlad l’Impalatore, il Dracula maledetto, che non perdona anche dopo cinque secoli.



Ma chi era e cosa fece per meritarsi tanta abominevole fama?



Si dice che portò le torture quasi a raffinatezze artistiche. Fra tante mostruosità, preferiva il supplizio del «palo», da cui l’appellativo di «Tepes», «impalatore» (è col paletto appuntito che si uccidono i vampiri e forse in questa predilezione per i pali sta una delle ragioni che associarono Dracula alla tradizione vampiresca).



Secondo le informazioni raccolte da Mc Nally e Florescu, impalava la vittima di persona, di solito lentamente, interrompendo di tanto in tanto il supplizio, per poterla ingiuriare in visite seguenti. Ma amava anche le impalature spettacolari. «Una volta – racconta Mc Nally – fece una foresta di 20 mila turchi impalati. In un’altra occasione la sua efferatezza si manifestò verso i sudditi: riunì i malati e i mendicanti in un palazzo, vi diede fuoco e li lasciò bruciare vivi, per far sì che il suo popolo fosse sano e benestante».



Gli studiosi cercano le cause di tanta aberrazione, che si estrinsecava talvolta in atti maniacali come quando – secondo la relazione di Florescu – fendeva gli ombelichi delle sue amanti se restavano incinte. La spiegazione sarebbe in un episodio della sua infanzia: a 13 anni era stato catturato e tenuto prigioniero dai turchi e fu vittima di un’aggressione sessuale da parte del Sultano. Di qui sarebbe partita la sua depravazione: in carcere Dracula ragazzino chiedeva ai secondini di portargli topi e uccelli per impalarli e strappar loro le piume. Secondo gli studiosi di Boston, dopo l’esperienza col sultano sarebbe diventato omosessuale e ciò spiegherebbe il maltrattamento delle amanti e l’uso dei pali, probabilmente come simbolo di potenza.



Dracula morì in combattimento contro i turchi nei pressi di Bucarest. Prima di essere seppellito a Snagov, proprio fuori dalla capitale, il cadavere – che continuava a incutere paura – venne decapitato.



Con questa sepoltura finisce la vicenda terrena del conte Vlad l’Impalatore, figlio di Drakul, detto Dracula. E qui comincia la leggenda, la letteratura che lo vuole principe dei vampiri, celebrato da libri, film e fumetti. Non era un vampiro, perché forse di vampiri non ce ne sono mai stati, a dispetto delle cronache popolari e del buon abate Dom Calmet, ma certamente fu un personaggio sinistro, la cui fama raccapricciante è dovuta al sangue che ha versato se non a quello che ha succhiato: il Dracula «storico», insomma, è altrettanto «nero» di quello letterario.



Si dice che il mito vampiresco crebbe intorno a lui a causa dei pipistrelli che infestavano la zona dove abitava. La tradizione rumena parla di pipistrelli, probabilmente idrofobi, che volavano dal castello, attaccando e mordendo chiunque si avvicinasse. È stato facile, quindi per la fantasia popolare, associare un così malefico signore alle caratteristiche dei ripugnanti volatili a forma di topo che ne costituivano la corte minacciosa in agguato sui torrioni del maniero.



Sanguinario e impalatore attorniato da volatili vampiri: è la spiegazione del mito romanzesco. C’è una notizia, però, che ridà qualche speranza a chi si rifiuti di accettare la realtà storica di Dracula come semplice, sia pur efferato signore transilvano e non come essere che sorgeva dalle tombe per succhiare il sangue dei vivi.

Quando, nel 1931 a Snagov, vicino a Bucarest, fu aperta la cripta in cui era stato sepolto Vlad Tepes cinque secoli prima, la tomba fu trovata vuota: il conte Dracula non c’era più. I ricercatori di Boston hanno dato una spiegazione: l’empia fama di quel cadavere avrebbe indotto alcuni monaci, timorosi che i resti potessero dissacrare il terreno di sepoltura, a traslare segretamente la salma altrove. È la spiegazione forse più logica, ma non è certa né documentata, per cui chi ama pensare che Dracula sia uscito dalla tomba, con mezzi propri, per andare in giro di notte a succhiare sangue dai colli è sempre nel suo diritto. Le ipotesi sono ipotesi: i fatti dicono che il Conte Dracula, nella sua tomba, non c’era più.



Resta da chiarire perché il mito del vampiro, così vivo nelle terre insanguinate da Dracula, si sia trasmesso intatto dalla tavoletta di Ninive a Dom Calmet, alla cultura moderna. È un mito che nasce da un bisogno ancestrale dell’uomo: quello di continuare ad esistere al di là della morte, di perdurare nel tempo, di essere immortale.



Così un mondo contadino emarginato, lontano dai dogmi religiosi codificati, senza una precisa nozione del trascendente ha creato la figura dell’essere che si ribella alla morte e trova il modo di sopravvivere attraverso un atto materiale, l’assimilazione di linfa vitale, di sangue che ridà una sorta di vitalità all’etere cadaverico. È una forma rozza, terrena, di fede nella rinascita, presente in tutte le società primitive e che, in alcune, assume l’incarnazione del vampiro. Una fede confinata nel ghetto del male, perché le classi più evolute avevano più sofisticate forme di sopravvivenza da proporre alla massa, in paradisi angelici ed eterei nirvana. Il vampiro dei contadini resta una creatura di ordine differente, di classe inferiore rispetto al fantasma dei castelli aristocratici e perciò la cultura evoluta lo detesta, lo condanna come simbolo delle forze del male che si agitano, in una specie di vita, quando muore la luce del sole.



Il morto dissanguato dai canini del vampiro diviene vampiro a sua volta: egli trasmette agli altri, con il suo morso malefico, il beneficio dell’immortalità. I contadini che agghindano di collane d’aglio le porte di casa, i montanari che tramandano agghiaccianti racconti nell’Europa orientale, inconsapevolmente amano questa loro sanguinaria creatura perché, se esistesse, sarebbe la prova palpabile della loro immortalità, la prova che si può vincere la morte: una prova più vicina del confuso “al di là” spiegato dai dotti.



La prova che si può diventare immortali, com’era stato per il contadino ungherese Arnold, vampiro da un mese, prima che un magistrato crudele, rappresentante del potere costituito, non avesse fatto distruggere con un paletto appuntito la sopravvivenza larvale che aveva raggiunto
 
MISTERI NASCOSTI

Azzurrina il Fantasma della bambina dai capelli turchini


AZZURRINA, IL FANTASMA Del Castello di Montebello


Montebello (Rimini) è la località in cui si svolge la vicenda.

Un bellissimo castello, visitabile tutt’ ora, è stato testimone della tragedia che ha sconvolto la vita della famiglia di Ugolinuccio, allora, Signore del luogo.

Ma ritorniamo al tempo in cui avvennero i fatti. Seconda metà del XIVsec.

Nel castello viveva una famiglia benestante, Malatesta, Signori del posto. La vita scorreva serena, nonostante il periodo controverso (storico).
La coppia vive la felicità della nascita di una splendida bambina, Guendalina (Malatesta). Ma la sorte gioca con le loro vite, perché Guendalina nasce con i capelli bianchi (albina). Nel Medioevo, l’albinismo, era segno di sventura e stregoneria. Chi ne era colpito veniva accusato di essere indemoniato e condannato a morte atroce.


I genitori di Guendalina, per farla sopravvivere, le tingono i capelli con una sostanza a base erbe, che scuriscono la chioma, ma al contatto con la luce del sole, emana dei riflessi azzurri. Da questo anomalia, la piccola, ebbe il nome di Azzurrina. I genitori per tutelarla, decidono di non farla mai uscire dal castello, ma cercano in ogni modo di allietare le sue giornate. E’ scortata da due guardie in ogni momento delle sue giornate. Curata amorevolmente da mamma e servitù, la piccola cresce serenamente sino a quel tragico 21 giugno 1375.





Quel giorno, un forte temporale imperversava nella zona, … i lampi squarciavano il cielo, illuminando la campagna circostante. Azzurrina giocava con una palla fatta di pezza e corda, come si usava a quel tempo. Ad un tratto la palla le sfuggì di mano rotolando lungo una scala che conduceva alle cantine del castello. Guendalina scese lungo i gradini con l’intento di recuperare il suo giocattolo. Le guardie non l’accompagnarono, poichè la scala conduceva alla cantina ed alla ghiacciaia, non c’erano pericoli nè altre uscite.

Ma un grido lacerò l’aria! I due soldati si precipitarono verso la scala. Ma…di Azzurrina non c’era traccia. Era come svanita nel nulla.

Per molti giorni, il castello, le campagne e l’intero borgo, furono setacciati nella disperata ricerca della bambina. Ma non fu mai più ritrovata.

(Interno del castello. Scorcio delle cantine)

La coppia vive la felicità della nascita di una splendida bambina, Guendalina (Malatesta). Ma la sorte gioca con le loro vite, perché Guendalina nasce con i capelli bianchi (albina). Nel Medioevo, l’albinismo, era segno di sventura e stregoneria. Chi ne era colpito veniva accusato di essere indemoniato e condannato a morte atroce.


I genitori di Guendalina, per farla sopravvivere, le tingono i capelli con una sostanza a base erbe, che scuriscono la chioma, ma al contatto con la luce del sole, emana dei riflessi azzurri. Da questo anomalia, la piccola, ebbe il nome di Azzurrina. I genitori per tutelarla, decidono di non farla mai uscire dal castello, ma cercano in ogni modo di allietare le sue giornate. E’ scortata da due guardie in ogni momento delle sue giornate. Curata amorevolmente da mamma e servitù, la piccola cresce serenamente sino a quel tragico 21 giugno 1375.

Quel giorno, un forte temporale imperversava nella zona, … i lampi squarciavano il cielo, illuminando la campagna circostante. Azzurrina giocava con una palla fatta di pezza e corda, come si usava a quel tempo. Ad un tratto la palla le sfuggì di mano rotolando lungo una scala che conduceva alle cantine del castello. Guendalina scese lungo i gradini con l’intento di recuperare il suo giocattolo. Le guardie non l’accompagnarono, poichè la scala conduceva alla cantina ed alla ghiacciaia, non c’erano pericoli nè altre uscite.

Ma un grido lacerò l’aria! I due soldati si precipitarono verso la scala. Ma…di Azzurrina non c’era traccia. Era come svanita nel nulla.

Per molti giorni, il castello, le campagne e l’intero borgo, furono setacciati nella disperata ricerca della bambina. Ma non fu mai più ritrovata.

(Interno del castello. Scorcio delle cantine)


Da quel tragico 21 giugno, ogni 5 anni, nella notte del solstizio d’estate, nel castello di Montebello, appare il Fantasma di Azzurrina. La si sente ridere, parlare o piangere. Molti i testimoni, tra cui anche una troup della Rai che casualmente riuscì a registrare suoni e voci durante un servizio svolto sul luogo.


L’Università di Bologna ha registrato nello stesso posto un nastro, ove si odono suoni da cui emerge il pianto di una bambina alternata dal rombare dei tuoni, come se ci fosse un temporale. (1990)

Nel 1995 (21 giugno), l’Università di Bologna, volendo approfondire lo studio sul fenomeno, riesce a captare nuovi suoni: il rumore della palla che rimbalza lungo le scale, il ritocco delle campane, la voce di una bimba (Guendalina?) che chiama “Mamma”. Nel 2000 nuove registrazioni vengono eseguite, ed il fenomeno si ripete creando sconcerto anche nei ricercatori più scettici.


Altre testimonianze le ritroviamo in una cronaca del ‘600 presente in uno dei volumi della biblioteca del Castello.


Nel 1989, l’anno precedente alle prime intercettazioni, il Castello fu ristrutturato dagli eredi Giunti, per creare un museo con visite guidate. Durante i lavori, che si estesero anche alle cantine, vennero alla luce molti cunicoli, alcuni portavano ad accessi murati nei secoli precedenti, per scongiurare saccheggi ed attacchi. Tutte le porte murate vennero abbattute, dando libero accesso alle stanze, tranne una. Durante la ristrutturazione, si accorsero che una stanza non era più accessibile. Chi murò l’accesso,fece in modo, che se fosse stato violato, la stabilità dell’intero castello sarebbe stata compromessa.







I misteri non hanno fine a Montebello. Durante le visite guidate, numerosi i turisti che sentono voci accavallarsi a quelle delle guide, passi e rumori,…

Spesso i visitatori, si sentono male, vengono assaliti da stati d’ansia, alcuni svengono,…



Sempre nel castello, è presente una panca color rosso-sangue dove vi è raffigurata una donna incinta all’interno di una tenda. La panca pur avendo oltre 1000 anni, si mantiene intatta nel tempo. Alcuni dicono sia stata tinta con il sangue. La panca fu donata al ritorno di una delle crociate.

La storia legata a questa panca è orribile. Si narra che serviva al controllo demografico della tribù a cui fu sottratta. Quando il popolo arrivava ad un numero prestabilito di abitanti, le donne partorienti, venivano legate sulla panca, in maniera tale da impedire loro il parto, condannandole insieme al feto, a morte certa dopo terribili agonie



Uno dei custodi assunti dagli eredi del Castello, qualche anno fa, fu testimone di un fatto sconcertante: nella sala in cui è custodita la panca, mentre era impegnato nelle pulizie serali di routin, sentì dei rumori alle sue spalle. Quando si voltò … una donna scalza camminava sul soffitto, fissandolo. La donna era a testa in giù e la sua lunga chioma sfiorava il pavimento. Il racconto del custode fu avvalorato dalle impronte femminili, ritrovate sul soffitto. Rimaste indelebili per molti anni.




Anche nel 2005 furono eseguite nuove registrazioni,… ma non hanno dato soluzione … il mistero continua!

MISTERI NASCOSTI

I NUOVI CERCHI NEL GRANO 2009

La Stagione dei Cerchi nel Grano 2009 sta iniziando ad entrare davvero nel vivo. Voglio proporvi tre formazioni, tra le ultime apparse, in quanto vi ho ravvisato non solo una certa bellezza e forza espressiva, quanto un messaggio comune, sebbene attraverso figure ed immagini differenti.


La Medusa di Waylands Smithy, 29 Maggio - Lettura: SIMBOLISMO DL CORPO ANIMICO E DELLE ACQUE DI FUOCO
                                 





Formazione anomala, e spettacolare. È stata riportata da tutti i media internazionali in quanto dotata di una rara quanto unica energia espressiva. La medusa è un invertebrato dunque non possiede ossa. Inoltre il suo corpo è caratterizzato dal solo 1% di materia organica, il restante 99% è acqua. Questo ci offre una certa sicurezza nell'indicare la medusa marina quale simbolo animale dell'anima, del corpo animico, il corpo acqueo. A conferma di tale interpretazione possiamo definire la struttura basilare della formazione di Waylands Smithy come una coppa, il Graal, simbolo della ACQUE DI FUOCO della tradizione egizia e gnostico-alchemica. In effetti la Medusa è un essere urticante e velenoso (come il serpente), dunque tale associazione simbolica trova riscontro nella biologia della medusa stessa. È Giovanni l'apostolo a offrirci una chiave e una conferma. L'attributo principale di Giovanni è l'aquila, ma quando non è presentato in veste di evangelista è spesso identificato da una coppa da cui spunta un drago, ricordo di una disputa avvenuta a Efeso con un sacerdote di Diana che l'aveva sfidato a bere da un calice in cui la bevanda era stata adulterata con veleno di serpente. Credo che l'associazione MEDUSA-COPPA-GIOVANNI-DRAGO sia da abbinare a questa formazione. Giovanni è spesso associato alla Maddalena, quindi all'anima che è in grado di generare il Corpo di Luce (Acqua di Fuoco) e tutta la formazione della Medusa quindi è riferibile a questo concetto. Da sottolineare la colonna centrale formata da 7 cerchi (i 7 chakra) che saranno discussi nell'ultima formazione, a cui questa si lega.

La medusa in forma di coppa dalle Acque urticanti


Giovanni Evangelista con la Coppa delle ACQUE URTICANTI


La Libellula di Little London, Yatesbury, Wiltshire. 3 giugno - Lettura: SIMBOLO DEL MESSAGGERO DEGLI DEI
                                                     


Altra spettacolare formazione dotata di carica espressiva oltre la media. Osservate gli occhi come sono stati ben realizzati con cerchi di steli eretti ad imitazione degli occhi "cellulari" degli insetti. La Libellula è chiamata Dragonfly in inglese, ed è quindi associabile al MESSAGGERO DEGLI DEI secondo le popolazioni pre-Colombiane che loro chiamavano SERPENTE PIUMATO, oppure al LUNG degli orientali, cioè il Drago benefico e portatore di conoscenza e potere spirituale. Interessante il legame con il drago che emerge dalla coppa di Giovanni discusso nella formazione precedente. Il nome Libellula è invece derivato dal latino "libella", vale a dire bilancetta. Dunque il nome indica la Bilancia, simbolo di Giustizia e quindi del Cristo, il MESSAGGERO DEGLI DEI nella tradizione cristiana. La libellula è capace di dominare il volo ma anche di galleggiare sull'acqua e queste sono caratteristiche del Cristo-Messia, e in generale dell'Uomo perfettamente reintegrato nella sua immagine divina, conoscitore del Volo astrale verso i mondi spirituali e dominatore del corpo acqueo-animico (Gesù cammina sulle acque, come fa la libellula). La libellula è anche un insetto associato alla Velocità, dunque al Mercurio, il MESSAGGERO DEGLI DEI secondo i Greci (questa formazione può anche essere interpretata nelle sue linee essenziali come un caduceo, la verga di Mercurio).
                 
MISTERI NASCOSTI
                                               

2012, gli Ufo, i Maya e le paure della Rete


Migliaia di avvistamenti in tutto il mondo, segnalazioni stupite, allarmate, divertite. Ma anche astronomi che sono costretti a fare i conti con imbarazzanti oggetti non identificati. E’ capitato qualche giorno fa a Pechino, ma la storia va avanti da tempo. Gli Ufo in questa coda di estate stanno tenendo banco tra gli appassionati e gli scienziati che non possono più negare una presenza ingombrante. E la rete? Come si comporta il popolo di Internet rispetto a questi fenomeni? Ci siamo “fatti un giro” e tra rumors e tam tam è venuta fuori una strana ipotesi. Eccola.



Da molto tempo si parla dell’avvento di una nuova era. L’era dell’Acquario. Secondo alcune teorie, l’evoluzione dell’uomo e della Terra, è regolata da un ciclo astronomico chiamato “Processione degli equinozi”. Tale ciclo si basa sul movimento del sole rispetto alle classiche costellazioni zodiacali che gli astrologi identificano in dodici.

Questi studiosi collocano, nel fantomatico anno 2012, la fine dell’era dei Pesci e l’inizio dell’era dell’Acquario. Questo traguardo ipotetico che l’umanità taglierà probabilmente nella sua folle corsa verso il futuro, segnerà la nascita una nuova epoca, caratterizzata da trasformazioni e da cambiamenti sociali senza precedenti.
Alcuni, i Catastrofisti (ipotesi Maya), immaginano una rinascita dell’umanità dopo l’avvento di sconvolgimenti climatici ed fisici (una nuova glaciazione, l’impatto di un asteroide, asse di rotazione terrestre bloccato ecc.ecc.), mentre altri propendono ad un sviluppo meno traumatico sicuramente più spirituale, grazie a nuove scoperte tecnologiche (energia pulita, cure delle malattie più devastanti per l’umanità) o alla fine di tutte le guerre e alla dissoluzione di tutte le ambivalenze che hanno segnato l’era dei Pesci (corpo e anima, bene e il male, Dio e uomo, ecc.ecc).
La nascita di un nuovo Mondo, secondo alcuni studiosi, attirerebbe quindi l’attenzione di altri esseri superiori che abitano il nostro universo. Questi esseri, che già da tempo, solcano i nostri cieli e abitano sotto forma umanoide (Rettiliani, Nordici, I Grigi) nelle nostre città, avrebbero come scopo sia di sorvegliare questa grande transizione e sia di fornire aiuti per una evoluzione quantomeno indolore. E’ per questo che le visite di questi amici UFO potrebbero essere più frequenti in futuro. Già da secoli, molti alieni si sono insediati sulla terra come esseri umani superiori allo scopo di guidarci ad superare tutte le nostre paure e il nostro insanabile desiderio di autodistruzione.
I grandi del passato, i geni come forse Leonardo, Einstein, Nikola Tesla, e altri meno famosi, hanno avuto il compito di guidarci come i pastori con il proprio gregge. E’ possibile ipotizzare la presenza di extraterrestri che hanno come unico scopo, quello di farci progredire nella nostra scala evolutiva fino al 2012? E gli alieni possono essere considerati gli angeli custodi dell’umanità?
Questa potrebbe essere la nuova teoria finale. Non esistono extraterrestri malvagi alla Mars Attack. Esistono esseri superiori a noi nella scala evolutiva, che guidati da un amore straordinario verso la vita, possono traghettare l’umanità nell’era definitiva dell’acquario. Non esisterà una legge della giungla, l’espressione “pesce grande mangia pesce piccolo”, la legge darwiniana perderà di validità perché l’universo è grande abbastanza per tutti gli esseri viventi ed ha risorse inesauribili a disposizione per uno sviluppo pacifico. L’uomo, in questa era, dovrà abbandonare il suo limitato orizzonte terrestre e innalzare il suo sguardo verso lo spazio, verso la conoscenza di nuovi mondi e di nuove realtà evolutive.
Parafrasando l’incipit del telefilm fantascientifico più famoso, Star Trek: “Alla ricerca di altre forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare laddove nessun uomo è mai giunto prima”, l’umanità dovrà probabilmente prendere coscienza della sua singolarità rispetto all’universo accettando le propri differenze sulla terra ed forse comincerà a dialogare pacificamente con altre forme di vita che ci osservano già da tempo.

Non è possibile sapere in anticipo cosa succederà dopo, ma almeno illudiamoci che l’umanità riesca a sopravvivere a se stessa e che gli alieni siano come Mork o come E.T., simpatici e disponibili e che film come “Ultimatum alla terra” o “Visitor” non debbano mai avverarsi.

MISTERI NASCOSTI